Marco Iacampo
Iacampo rappresenta una delle più intense esperienze della produzione musicale italiana. Padre campobassano, madre veneta, Marco Iacampo a tre anni di distanza da “Flores”, disco acclamato dalla critica tra i migliori del 2015, il “Pittore Elementare” della canzone italiana attinge ad una nuova tavolozza di colori esotici e tropical e produce “Fructus”, l’ultimo capitolo di una trilogia dove i titoli compongono la frase tra il portoghese e il latino: “Valetudo, Flores et Fructus”. Vale tutto, vale sempre, vale metterci il cuore. E Iacampo ci mette il cuore in ogni caso, come una causa che produce il suo effetto. Musicalmente eclettico, “Fructus” suona diverso dal resto delle produzioni italiane e il suo tour, da ottobre ha toccato Parigi, Zurigo, Bruxelles, Lussemburgo e poi Genova, Milano, Bologna, Venezia. In Fructus il suono si è arricchito di nuovi elementi caratteristici tra i quali spiccano su tutti i campionamenti e i suoni di Gui Amabis, artista e produttore brasiliano che ha lavorato a braccetto con Iacampo durante tutta la produzione del disco. Suoni misteriosi, metropolitani e naturali si mischiano solcando il confine tra la civiltà e il selvaggio, quel punto in cui la città si espande nel deserto e la foresta ruba metri quadrati al cemento. Tanto c’è la voce di Iacampo che ci riporta sempre ad una dimensione familiare, ad un rifugio per l’anima.
Marco Iacampo nasce a Mestre ma le sue origini sono legate al Molise che cita talvolta nelle sue canzoni. Fin da giovanissimo è appassionato alla musica e al canto. Studia i fondamentali rudimenti di pianoforte e approfondisce la chitarra moderna. Un’ampia esperienza nell’underground italiano e nella scena rock indie (Elle, Goodmornig Boy), poi la scelta di cantare in italiano con l’album d’esordio che porta il suo nome (2010 – Edel), poi nel 2012 “Valetudo” (Urtovox – The Prisoner Records) con centinaia di concerti in giro per l’italia, fino al recente “Fructus”. Marco Iacampo, inoltre, ha sempre affiancato alla sua carriera musicale una fervida produzione grafico/pittorica (tutti gli artwork dei dischi a nome Goodmorningboy e Iacampo sono realizzati direttamente da lui) e numerose sono le mostre in gallerie, affiancate alle sue performance musicali.